GIVE ME A REASON
Fotografie di Annalisa Vandelli
Addis Abeba
Institute of Ethiopian Studies
Dal 28 aprile al 30 maggio 2017
Dal 27 aprile al 30 maggio, l’Università della capitale etiopica ha ospitato, presso il Museo Etnografico, la mostra “Give me a Reason”, realizzata dall’AICS di Addis Abeba per illustrare le esperienze dei giovani etiopi. Uomini e donne che sono stati spinti ad emigrare alla ricerca di una vita migliore.
“Dammi una ragione” per rimanere nel mio Paese o per ritornarci, perché lì è il mio cuore: questo il senso profondo dell’iniziativa.
Opening: 27 Aprile 2017Addis Abeba University, Main Campus, Sidist Kilo
Con quasi 6000 visitatori, la mostra fotografica “Give me a Reason” di Annalisa Vandelli può essere considerata uno degli eventi culturali più significativi dell’anno, tra quelli realizzati ad Addis Abeba
Le fotografie di Annalisa Vandelli parlano al cuore anche quando presentano le difficoltà della vita quotidiana in alcune aree dell’Etiopia. Vogliono però anche essere un messaggio di speranza, quando mostrano gli effetti del Programma “Emergency Initiative in support of vulnerable people, refugees, IDPs and migrants addressing the root causes of irregular migration” dell’AICS, conclusosi di recente.
L’iniziativa ha, infatti, creato attività generatrici di reddito, come quando ha permesso a Salomon di avviare un salone di bellezza nella zona di Bale. Ha rafforzato la resilienza della popolazione e migliorato i servizi di base, come ad esempio la fornitura di acqua. Ha, infine, realizzato campagne di sensibilizzazione al tema della migrazione, attraverso spettacoli teatrali concepiti e messo in scena dai ragazzi di diverse scuole.
Le voci dei Returnees, registrate dal vivo mentre raccontano le loro esperienze di migranti, sono state trasmesse in una sezione specifica della mostra, mischiandosi ai pannelli esplicativi e alle immagini. Pertanto, “Give me a Reason” è stata l’occasione per ricondurre quelli che sembrano spesso solo numeri e dati, alla vita reale delle singole persone, ricordandoci che quei numeri corrispondono a tante storie individuali, molte delle quali perdute tra la sabbia e tra le onde.
È importante rilevare la grande partecipazione di giovani, studenti delle scuole e dell’Università, a cui la rassegna era principalmente indirizzata.
Il reportage