Amore e sesso in Modena Capitale

Tratto dalla tesi di laurea in storia sociale
 

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Testo di Annalisa Vandelli
Anno di pubblicazione 1999
Fiorino editore

Il libro traccia un percorso storico-sociale sul modo in cui i nostri antenati vivevano l’amore e la sensualità; un’occasione di confronto con il passato; una raccolta di curiosità; questo libro propone vari percorsi e piani di lettura, alternando il dramma, il disincanto e spesso il sorriso. I documenti dell’Archivio di Stato si fanno garanti di fedeltà storica e la patina linguistica immerge il lettore in un’epoca lontana, dove sfilano riti stregoneschi, sortilegi ad amorem, bigami, prostitute, matrimoni particolari e “peccati di senso” all’interno del clero, il tutto inquadrato nella cornice geografica di Modena e provincia. Scorci e cognomi riconoscibili rendono vicini a noi fatti non sempre estranei al nostro vissuto.

“Caterina Scorrano viene trascinata in tribunale, nel 1594, da Teodora de Brualdis, come maestra e praticante di sortilegi, riguardo ai quali l’alacre accusatrice non manca di proporre puntuali esempi:
1. Per calamitare la persona desiderata, basta pronunciare l’invocazione: “A nome del Gran Diavolo che costringa colui che io amo a venire da me” al momento del Sanctus e dopo avere disegnato un cerchio di carbone intorno al focolare.
2. Questa volta l’antifona suona come una maledizione: “Io non pesto né pan, né savina, né sal, ma pesto il cuor e la mente et li sette sacramenti del tale che cioè non habbi mai bene né andando, né stando, né dormendo”. Naturalmente la procedura ha, come premessa, l’acquisto degli ingredienti in elenco.
3. La terza invocazione si fa più esplicita, sia nelle intenzioni “materiali”, sia nella consueta simbiosi tra sacro e profano. Lo scopo è preservarsi dall’infedeltà.”